La chitarra elettrica nel rap

L’influenza della chitarra elettrica sul mondo dell’hip-hop è molto più grande di quanto si possa pensare a prima vista. In effetti, la chitarra elettrica compare ripetutamente come elemento di definizione dello stile in tutte le fasi della storia dell’hip-hop. Scettici? Scoprite di più nel nostro articolo. 🎸😎

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Una breve storia dell’hip-hop

La musica hip-hop è nata a metà degli anni ’70 nei quartieri afroamericani del Bronx (New York) ed è storicamente inseparabile dagli elementi del DJing, della breakdance e dei graffiti. La combinazione di canto (rap) e musica in loop è nata più che altro per caso, nell’ambito dei cosiddetti “block party”.

I DJ si resero conto che l’isolamento e la ripetizione degli stacchi di batteria sui loro dischi funk e soul erano molto apprezzati sulla pista da ballo. Di conseguenza, suonavano alcuni passaggi di due dischi identici più volte dall’inizio (“beatjuggling”), inventando così le prime tecniche primitive di looping e campionamento dal vivo.

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Si dice anche che il rap sia nato in queste feste di quartiere. I padroni di casa, noti come “Maestri di Cerimonia” (M.C.), iniziarono a incitare la folla con brevi rime al microfono e continuarono a espandere questa tecnica fino a farla diventare una disciplina a sé stante nell’hip-hop.

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Mentre nella prima fase dell’hip-hop si lavorava ancora principalmente con strumenti dal vivo, sintetizzatori e drum machine, la fine degli anni Ottanta segnò un importante punto di svolta nella storia dell’hip-hop. Con l’invenzione di campionatori e sequencer compatti come l’E-MU SP-1200 (1987) e l’Akai MPC60 (1988), era ora possibile registrare brevi campioni da altri supporti sonori, regolarne il pitch e la velocità e trasformarli in loop insieme a un pattern di batteria. L’estetica e il suono di questo modo di lavorare divennero il marchio di fabbrica più importante dell’hip-hop e spianarono la strada ad alcune produzioni leggendarie in cui venivano elaborati campioni di ogni genere musicale immaginabile. E così anche la chitarra elettrica (distorta) ha trovato la sua strada nell’hip-hop.

La chitarra elettrica nell’hip-hop

Come si può immaginare, la chitarra elettrica ha avuto un ruolo meno centrale nella nascita dell’hip-hop rispetto al basso elettrico, alla batteria o al sintetizzatore.

Tuttavia, poiché le prime produzioni hip-hop erano ancora in gran parte registrate strumentalmente, la chitarra elettrica appare naturalmente sempre come un elemento che definisce lo stile. Un esempio molto precoce è la canzone “The Breaks” di Kurtis Blow, in cui un lick di chitarra funky gioca il ruolo principale.

Uno dei primi e più leggendari utilizzi della chitarra elettrica distorta in un brano hip-hop è stato quello di Joe Perry nella canzone “Walk This Way” dei Run DMC e degli Aerosmith del 1986.

Contrariamente a molte supposizioni, non si tratta di un remix delle tracce di chitarra dell’originale del 1975, ma di una nuova interpretazione registrata grazie allo zampino della di Rick Rubin.

Nello stesso anno, lo stesso Rubin lanciò un secondo famoso brano hip-hop con chitarra elettrica, che vide la luce nel 1987 con il titolo “No Sleep Till Brooklyn” dei Beastie Boys. A nientemeno che Kerry King degli Slayer fu concesso di sfogarsi con la chitarra elettrica in due passaggi solisti.

Il terzo classico hip-hop in cui la chitarra elettrica fa da padrona è “Bring The Noise” di Anthrax e Public Enemy. In questo caso, per una volta, la canzone hip-hop dei Public Enemy del 1988 è stata l’ispirazione, per poi essere reinterpretata tre anni dopo insieme ai pionieri del thrash metal Anthrax. Dal punto di vista odierno, “Bring The Noise” ha gettato le basi ispiratrici per innumerevoli gruppi rap-metal degli anni ’90 e 2000 come Body Count, Rage Against The Machine e Limp Bizkit. Anche la colonna sonora del film del 1993 “Judgement Night” ha avuto un ruolo importante in questo senso e consisteva interamente in collaborazioni tra rock/metal e hip-hop.

Mentre gli anni ’90 hanno visto un’ondata di artisti crossover che hanno esplorato il terreno tra rap e metal, la chitarra elettrica è stata usata meno frequentemente dagli artisti hip-hop puri. I gangsta rap della West Coast, in particolare, prediligevano produzioni “lisce” e arrangiamenti basati su sintetizzatori, che non si sposavano bene con i toni grezzi di una chitarra elettrica (distorta). Tuttavia, c’erano delle eccezioni: A New York, P. Diddy (ex Puff Daddy) ha basato tre dei suoi maggiori successi su famosi campioni di chitarra elettrica: “I’ll Be Missing You” del 1997 (The Police – Every Breath You Take), “Come With Me” del 1998 (Led Zeppelin – Kashmir) e “Bad Boy For Life” del 2001 (Labi Siffre – I got the…).

Anche l’intramontabile classico di Eminem “Lose Youself”, tratto dalla colonna sonora del film “8 Mile”, inizia con un caratteristico campione di chitarra elettrica in re minore che sicuramente rimarrà impresso nella mente di chiunque abbia mai ascoltato questa canzone.

Anche se si tratta di una chitarra acustica in senso stretto, la canzone “Shape Of My Heart” di Sting del 1993 (chitarra suonata da Dominic Miller) merita una menzione qui. Reinterpretata per la prima volta nel 1996 (Nas con “The Message”), i primi 11 secondi di questa canzone sono diventati uno dei loop di chitarra più campionati di sempre e solo di recente è rientrata nella top 10 nella canzone “Lucid Dreams” dei Juice WRLD.

Se guardiamo bene, è difficile immaginare l’hip-hop senza la chitarra elettrica. Sia attraverso le numerose collaborazioni degli anni ’80 e ’90, che hanno portato allo sviluppo di stili come il crossover o il rap-metal, sia attraverso gli innumerevoli campionamenti di chitarra in produzioni hip-hop leggendarie. Se cercate un esempio attuale di come la chitarra elettrica abbia catapultato un gruppo rap in nuove sfere, vi consigliamo l’introduzione alla performance di Stormzy al Reading Festival 2021 insieme alla star di YouTube e influencer della chitarra Rabea Massaad.

Feedback: La chitarra elettrica nell’hip-hop

Vi viene in mente qualche canzone hip-hop in cui la chitarra elettrica è in primo piano? Fatecelo sapere nei commenti.

Maximilian Frattura, digital marketer e content writer. Un mix di creatività e passione per le nuove tecnologie. Studia musica dall'età di 13 anni e si appassiona all'arte della scrittura. Testi musicali, blog, giornalismo da tastiera, post-it, liste della spesa, script: creare è nella sua indole. Successivamente alla laurea in Songwriting nel 2017 alla University of East London, inizia il suo percorso nel marketing digitale, affermandosi come content writer nel settore della musica e dell'economia.

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