Avevo bisogno di una cuffia chiusa per ascoltare musica dal mio impianto di casa. La scelta è stata frutto di varie considerazioni tra cui l'ampiezza dei padiglioni, la qualità costruttiva e naturalmente la resa sonora.
Devo dire che per quanto mi riguarda i cuscinetti effettivamente circondano completamente le orecchie e non danno fastidio. Chiaramente si tratta di una sensazione personale che non può essere valida per tutti. L'isolamento è ottimo. Vedremo con l' estate se il caldo sarà tollerabile, ma per ora va bene così. La cuffia è solida e non leggerissima, a testimonianza che non si tratta di un "plasticone" di poco valore. Il gioco laterale dei padiglioni è piuttosto ridotto , ma penso si tratti di una scelta progettuale mirata a mantenere il più possibile la migliore angolazione dei trasduttori per enfatizzare la scena sonora. Rispetto alla mia vecchia NAD Viso HP50 il passo in avanti è già percepibile dai primi ascolti. La mia nuova HD 620S è ancora in rodaggio ed è presto per un giudizio definitivo. Ho posseduto diverse Sennheiser e insomma, il nome è già una garanzia. Naturalmente non stiamo parlando di un top di gamma da migliaia di euro, ma per le mie esigenze posso essere soddisfatto. La confezione è piuttosto basica, senza fronzoli estetici che in ogni caso si pagano: scatola, istruzioni, cuffia, cavo e adattatore. Avevo letto e visto molte recensioni, di cui una soltanto era molto negativa, ma appunto, una contro tante. Inizialmente ero indirizzato verso la Yamaha HPH MT8, poi ho letto della difficoltà che alcuni hanno incontrato nel reperire cavi di ricambio, quindi anche grazie allo sconto offerto da Thomann ho optato per la Sennheiser, che garantisce reperibilità dei vari ricambi, anche se li fa pagare cari. In conclusione, ho dato 4 stelle al suono, ma solo perché mi riservo un giudizio più approfondito dopo un opportuno periodo di rodaggio e prova. Per il momento l'ho testata con del Jazz (Keith Jarrett e Miles Davis), alcuni brani dei Dire Straits (Love over Gold), Pink Floyd (The finale cut) e Donald Fagen (The nightfly). Il comportamento è stato soddisfacente, non ho notato bassi troppo enfatizzati, anzi nei trio jazz mi sarei aspettato maggiore presenza del contrabbasso, ma ripeto, è presto per un giudizio definitivo.