La musica è un linguaggio universale

La musica è un linguaggio universale

Tutti sappiamo che fare musica in senso lato,  ha infiniti vantaggi. La musica per alcuni non é che un hobby meraviglioso, ma per molti è parte della vita di tutti. La musica può essere definita un linguaggio universale, una sorta di colla che unisce socialmente e che diviene portavoce di messaggi per il mondo. Per ognuno di noi la musica rappresenta qualcosa di diverso ed ognuno di noi ha la sua storia da raccontare sulle ragioni per il quale ha cominciato a fare musica: Quali sono le tue? #reasons2play ??


Portavoce di messaggi

Come dicevamo, la musica è dunque una specie di portavoce: se hai qualcosa da dire, un messaggio da lanciare, se vuoi attirare l’attenzione sui dei temi che ti stanno a cuore, può diventare il tuo strumento migliore. Talvolta è anche l’unico mezzo: un messaggio contenuto in musica, è potenzialmente molto più fruibile e diretto.

 

Un collante sociale tra persone affini

La musica è anche portatrice di sani valori e la condivisione è tra quelli principali: in musica è fondamentale condividere, quanto ascoltare ed avere uno scopo comune. Durante e dopo la musica si possono creare opportunità di discussione, riflessioni e scambi di idee. Sia che siamo noi ad  esibirci su  un palco o che godiamo della musica dagli spalti, il contesto musicale è sempre un buon pretesto per festeggiare insieme. La sperimentazione è un’altro aspetto estremamente importante, specialmente se condiviso: vibrazioni e suoni comuni, armonie e grooves ci permettono di immergerci nella musica completamente.  Si tratta di un viaggio musicale in cui ogni suono diventa un’esperienza vissuta in condivisione.

 

Interazione, feedback e dialogo col pubblico

Le restrizioni ed i divieti dovuti a questa ad pandemia ci hanno reso nostalgici su cose che appena un anno e qualche mese fa erano parte della nostra quotidianità: le emozioni, gli incontri e gli scambi con il pubblico, sono aspetti focali e naturali del fare musica e, quando mancano, tutto cambia. Le facce emozionate, i cori del pubblico, gli applausi e i feedback dopo il concerto: la musica è una cosa che si vive e di cui si parla, è un’incentivo allo scambio e un motore per la comunicazione che incita anche le lingue più silenziose.

 

Insieme contro l’esclusione

Uno studio a lungo termine, condotto in diverse scuole elementari di Berlino più di 20 anni fa, ha dimostrato che la musica ha un effetto straordinario sulla coesione. I risultati dello “Studio Bastian” (condotto da Hans Günther) sono stati raccolti nell’arco di sei anni. Dall’analisi è emerso che la musica studiata ed eseguita attivamente nelle scuole, migliora notevolmente le competenze sociali dei bambini. Il numero di bambini esclusi e bullizzati è crollato rispetto alle scuole elementari senza un focus musicale. Il motivo è che fare musica insieme implica, come già detto, ascoltare dettagliatamente l’un l’altro ed esercitare empatia verso il prossimo.

 

Musica come lingua comprensibile a tutti

Già nel 1835 lo scrittore americano Henry Longfellow chiamò la musica “la lingua universale della nostra specie”. All’epoca la tesi era probabilmente molto ambiziosa per via della tematica stessa, forse definibile addirittura un’illusione poetica per l’epoca. Nel frattempo però, i ricercatori hanno già corrisposto a questa tesi dei fatti. In tutto il mondo, dei ricercatori tedeschi e canadesi hanno trovato forme e funzioni simili nelle canzoni cantate. Ciò ha rafforzato la convinzione spontaneamente ovvia che la musica abbia la capacità di svincolarsi da barriere linguistiche.

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I Pigmei non amano la musica (pop)olare

Nella vivace città canadese di Montreal sono stati messi a confronto 40 musicisti dilettanti e professionisti con 40 membri del popolo pigmeo della tribù Mbenzelé della foresta pluviale congolese: persone che non hanno alcun contatto con altre culture o con la civiltà. I parametri analizzati sono stati la frequenza del polso, la respirazione, la mimica e l’umore durante l’ascolto di brani musicali provenienti da queste due culture così diverse: le reazioni erano praticamente identiche. Ad ogni modo, gli ascoltatori della foresta pluviale espressero una preferenza per la propria musica ma ciò rimane insindacabile dal momento che i gusto sono gusti.

 

Ancora più motivi per fare musica!

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La passione di Simon per la musica nasce molto tempo fa, fino a portarlo al diventare arrangiatore, chitarrista e autore di musica auto-prodotta, pubblicata con la sua band, gli Onyria.

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