Mia Martini: Interprete sensibile, forse fin troppo per questo mondo, voce graffiata e straordinaria. Artista maledetta che desiderava la normalità: “Odio essere un idolo, detesto ciò che è finto” le sue parole intramontabili. Vittima di quella sua fragilità che l’ha resa un’artista estremamente capace di coinvolgere ed emozionare ma anche di soccombere a quella sua natura più vulnerabile che la spinta a smettere di lottare. Vittima innocente poi di quell’Italia perbenista che, soprattutto prima, era solita puntare il dito verso chi non apparisse perfettamente in linea con ciò che era di comune approvazione. Fu così che sulla scia di becere speculazioni e spicciole dicerie, le vennero riservate con estrema facilità, vesti di critiche e disprezzo.
Ma chi era in realtà Mia Martini?
Questa straordinaria artista nasce il 20 settembre 1947. La carriera discografica inizia nel 1962 quando, appena 15enne e con il nome di Mimì Bertè, incide il suo primo singolo ”I miei baci non li puoi scordare”. Iniziano innumerevoli viaggi in treno da Ancona verso Milano, per incidere i primi singoli. Poi i concerti sulla riviera romagnola, qualcuno con Pupi Avati alla batteria. Qualche piccolo successo, ma la carriera ancora non decolla. Mimì sta per mollare, inizia a lavorare al sindacato dei musicisti, ma la passione per la musica è troppo forte.
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Sperimenta con piccoli gruppi jazz e si convince di farcela. Poi in Sardegna, nel 1969, l’arresto per possesso di hashish e la condanna a quattro mesi di carcere che la segnano per sempre. Una dinamica maledetta di ombre e di luce, di pace e dannazione. La vita e la carriera di Mia Martini si sono sempre mosse tra gli estremi, lungo dinamiche che saltando le vie di mezzo, i compromessi e la mediocrità.
La svolta
Nel 1971, forse, sta finalmente passando il suo treno. L’occasione della vita le capita a febbraio di quell’anno: la chiamano al Piper di Viareggio ad improvvisare una serata. Il pubblico resta a ballare fino alle quattro di mattina. Alberigo Crocetta, proprietario del Piper e mentore di Patty Pravo, si offre di produrla. Mimì rifiuta una prima volta, poi cede, ma vuole cambiare nome e sceglierne uno che sia riconoscibile nel mondo. “Ho pensato a Martini”, dice Crocetta. “Va bene: però mi chiamerò Mia, come Mia Farrow“. Tutto comincia.
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“Piccolo Uomo” e “Minuetto” con le quali vince per ben due volte il Festivalbar (1972 e 1973), sanciscono definitivamente la carriera di Mia, che da quel momento diventa una star a tutti gli effetti. Nel 1974 la critica europea la premia come cantante dell’anno. Inizia una triennale collaborazione con Charles Aznavour e nel 1977 si esibisce in concerto all’Opera di Parigi.
Mia porta sfortuna
Arrivano però gli anni difficili: la Martini viene emarginata dall’ambiente musicale a causa della spregevole etichetta di “porta iella” che qualcuno, in maniera infame, le cucì addosso.
“Tutto è cominciato nel 1970, cominciavo ad avere i miei primi successi. Un impresario mi propose un’esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. Dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita e quell’impresario, a cui avevo risposto picche, ne approfittò subito per denigrarmi spargendo la voce sul fatto che portassi sfortuna”.
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Nel 1982 Mia Martini partecipa a Sanremo, conquistando il Premio della Critica con una canzone che Ivano Fossati scrisse per lei. Purtroppo però, ancora una volta, nubi sulla sua carriera si addensano in un mix esplosivo di dicerie e cattiverie, i quali fanno sprofondare l’artista in uno stato di depressione tale da spingerla abbandonare il mondo della musica. Sebbene decida di cambiare drasticamente vita, anche trasferendosi, la musica non la abbandonerà mai.
Il ritorno
Dopo 5 anni, nel 1989, tutto cambia nuovamente. Con “Almeno tu nell’universo”, brano rimasto chiuso nel cassetto per 20 lunghi anni, Mia Martini commuove la platea dell’Ariston. Ritorna poi al festival di Sanremo con “La nevicata del 56” nel 1990, brano di Franco Califano; ancoranel 1992 con “Gli uomini non cambiano“, brano su cui tutti scommisero, dando Mia Martini per favorita alla vittoria. Mia arriva però seconda.
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A quarantacinque anni Mia Martini è ormai patrimonio indiscusso della canzone italiana. Nel 1993, dopo un decennio di reciproci silenzi, corre dalla sorella Loredana ricoverata in ospedale, con la quale aveva interrotto temporaneamente i rapporti. Abbracci e carezze e una promessa: ritornare insieme a Sanremo. Nel 1993 Mia e sua sorella Loredana si presentano entrambe al festival: la loro partecipazione sarà, purtroppo, difficile per entrambe: litigi e rappacificamenti fanno da contorno alla performance, che finisce quasi in secondo piano.
Gli ultimi anni di Mia Martini
Mia Martini continua il suo percorso musicale, conquistando puntualmente nuovi fan e sostenitori. Durante gli ultimi mesi che Mia trascorrerà in vita, la sua esistenza sarà resa sempre più difficile dagli eventi: da una parte lo stress per la preparazione di una grande tournée, dall’altra un fibroma all’utero che la metterà a dura prova (fisica e mentale). Ma la musica veniva prima di tutto per Mia e operarsi, per lei, era fuori discussione: l’intervento avrebbe potuto impattare negativamente sulla sua voce e sulla sua carriera. Iniziò a “tendere a bada” questo disturbo abusando di farmaci che non sempre le permettevano di essere lucida.
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Arrivò maggio e, in molti tra colleghi e familiari, iniziarono a notare che il silenzio dell’artista, in principio trascurabile, poteva trattarsi di un qualcosa di più serio. Il 14 dello stesso mese i vigili del fuoco fecero irruzione nel suo appartamento sotto segnalazione dei parenti. Mia Martini fu ritrovata rannicchiata nel suo letto, le cuffie sulla testa per ascoltare un brano che avrebbe dovuto eseguire nei giorni seguenti, la mano tesa verso il telefono, senza vita. I medici constatarono una morte causata da arresto cardiaco dovuto a overdose di cocaina, fatto che molte persone vicino a lei smentiranno a più riprese negli anni a venire. Fu così che la voce di Mimì si spense per sempre e, al tempo stesso, entrò nell’universo della musica intramontabile ed eterna.
Mia Martini: Considerazioni finali
Benché il suo talento non venne mai messo in dubbio, l’immagine dissacrata di questa grande interprete venne riaccreditata e “ripulita” dai soliti elogi e attenzioni postumi, in puro stile italiano.
A lei è stato intitolato il Premio della Critica “Mia Martini“, originariamente solo “Premio della Critica del Festival della Canzone Italiana”.
Si tratta di un riconoscimento accessorio del Festival di Sanremo che venne creato da tre giornalisti accreditati al Festival di Sanremo: Gio Alajmo (inviato del Gazzettino di Venezia), Cristina Berretta (inviata di Famiglia Cristiana), Santo Strati (inviato della Gazzetta del Popolo). Conferito ogni anno a partire dal 1982, nacque inizialmente come riconoscimento informale attribuito dalla stampa specializzata in sala, alla canzone e all’interprete che riscuotesse un giudizio positivo di qualità da parte degli addetti ai lavori (giornalisti e critici musicali). Successivamente venne trasformato in uno dei premi effettivi, conferiti nel corso del Festival.
Dal 1996 questo premio è intitolato a Mia Martini, scomparsa l’anno precedente. Fu infatti lei l’artista che fino ad allora si era aggiudicata più volte tale riconoscimento, oltre a esserne stata la prima vincitrice in assoluto. Mia Martini è una stella della musica italiana che ha guadagnato il suo successo grazie
alla sua tenacia ed al suo incommensurabile talento.
È impossibile citare quali tra tutti i brani l’abbiano resa un’artista immortale, ma di sicuro è facile definirla una delle voci italiane più importanti e memorabili di sempre.
Articolo scritto da Elena P.
Voi cosa pensate di Mia Martini? Conoscevate la sua storia?
Fatecelo sapere nei commenti qui sotto.
3 commenti
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Rosolino Fulgosi risponde:
Incommensurabile e denigrata ingiustamente. Punto
Giuliana Bianchi risponde:
E’ e sarà sempre l’artista che amo di più , tra tutte le più grandi star internazionali e nazionali . Lei non è solo un’artista di talento , possiede molto di più . Ha la capacità di comunicare coinvolgendo tutto il mio essere , dal corpo all’anima : Posso ascoltare infinite volte le sue canzoni ma le emozioni molteplici che suscita in me restano sempre della stessa intensità… Conoscevo la sua storia , le cattiverie che l’hanno travolta, e provo indignazione verso coloro che hanno provato a distruggerla e ,magari , proprio quelle persone hanno manifestato cordoglio per la sua scomparsa . Ho usato il presente , parlando di lei , perché , per me, è sempre qui.
Laura Fontana risponde:
Credo che non ringrazierò mai abbastanza Mimì
perché il suo ricordo mi ha sempre richiamata
alla profondità e alla purezza dei grandi sentimenti,
mi stimola tuttora a vivere nella piena consapevolezza
dei miei pensieri e dei miei atti
e nell’esercizio costante della volontà,
valore umano e spirituale di cui Mimì è stata maestra”..